Il Mistero di Rudolph Fentz: Storia Vera del Viaggiatore del Tempo o Leggenda?

Rudolph Fentz è apparso davvero a Times Square nel 1950 vestito come nel 1876? Scopri la storia del crononauta, gli oggetti nelle sue tasche e la verità dietro la leggenda.

Foto autore
Matteo Galavotti
Studente di Storia
Immagine di copertina per l'articolo Il Mistero di Rudolph Fentz: Storia Vera del Viaggiatore del Tempo o Leggenda?

Chi era Rudolph Fentz? Introduzione al mistero del viaggiatore del tempo

Noi storici siamo abituati a guardare al passato come a un paese straniero, un luogo che si può visitare solo attraverso le carte, i documenti, le pietre. Ma c'è una storia, una leggenda che circola da decenni nei vicoli bui del folklore americano, che ci suggerisce un'ipotesi terrificante: e se il passato potesse, per un capriccio della fisica o del destino, irrompere nel presente?

La storia di Rudolph Fentz è, in apparenza, un semplice fatto di cronaca nera. Un uomo viene investito da un'auto a New York. Muore. Fine della storia. Ma, vedete, il diavolo si nasconde nei dettagli. E i dettagli, in questo caso, non quadrano. Perché l'uomo morto sull'asfalto rovente di Times Square nel 1950 aveva nelle tasche oggetti che non avrebbero dovuto esistere, o meglio, che avrebbero dovuto essere polvere da quasi un secolo.

Dunque, mettetevi comodi. Oggi non parleremo di grandi battaglie medievali o di intrighi di corte, ma scenderemo nelle strade di New York. Cammineremo tra i grattacieli d'acciaio del XX secolo e tra i lampioni a gas del XIX. Cercheremo di capire chi era Rudolph Fentz, se è mai esistito, e perché, a distanza di settant'anni, continuiamo a parlare di lui come del "crononauta accidentale". È un viaggio che ci porterà dalla scrivania di un oscuro funzionario di polizia fino alle pagine delle riviste di fantascienza, passando per l'orrore della guerra indiana e l'ansia dell'era atomica.

Indice

L'Incidente del 1950: L'apparizione di Rudolph Fentz a Times Square

New York e Times Square negli anni '50

Per capire l'impatto di questa vicenda, dobbiamo calarci nell'atmosfera di New York nel giugno del 1950. Non è una data scelta a caso. Siamo all'apice di un'era. La Seconda Guerra Mondiale è finita da cinque anni, e l'America si sente padrona del mondo, anche se un'ombra gelida si sta allungando da est: la Guerra Fredda.

Times Square, in quelle notti d'estate, non è solo un incrocio stradale. È il cuore pulsante del capitalismo occidentale. Le luci al neon non sono semplicemente illuminazione; sono un'orgia di colori che promette felicità, consumo, modernità. I cinema, palazzi sfarzosi come cattedrali, proiettano le ultime novità di Hollywood. Si va a vedere film di guerra, western, commedie sofisticate. Le insegne pubblicizzano le sigarette Camel (che fanno anelli di fumo vero!), la Coca-Cola, le automobili.

E a proposito di automobili: il traffico è infernale. Ma non è il traffico di oggi. Sono enormi bestioni di metallo cromato, le Studebaker, le Ford, le Chevrolet. Pesanti, rumorose, prive di qualsiasi sistema di sicurezza moderno. I taxi gialli sfrecciano come proiettili impazziti, guidati da tassisti che hanno fatto della velocità una religione.

La folla è un fiume in piena. Turisti, soldati in licenza (la guerra in Corea sta per scoppiare, il 25 giugno, e c'è tensione nell'aria), uomini d'affari in abiti grigi, donne con gonne a ruota. È un mondo frenetico, rumoroso, elettrico.

La morte di Rudolph Fentz: dinamica dell'incidente

Sono le 23:15 circa. Nel mezzo di questo caos organizzato, accade l'impossibile. I testimoni racconteranno poi alla polizia di aver visto un uomo comparire dal nulla. Attenzione, non "attraversare la strada". Comparire. Materializzarsi nel mezzo della carreggiata, come se fosse stato sputato fuori da una porta invisibile.

L'uomo è giovane, sulla trentina. Ma non è questo che colpisce. È il suo atteggiamento. È terrorizzato. Si guarda intorno con occhi sgranati, colmi di un panico primordiale. Fissa i grattacieli che incombono su di lui, le luci accecanti, le macchine ruggenti, e si copre la testa con le braccia, rannicchiandosi, come se temesse che il cielo di acciaio e vetro gli stia crollando addosso.

Non ha il tempo di capire dove si trova. Non ha il tempo di urlare. Un taxi lo colpisce in pieno. L'impatto è devastante. Il corpo viene sbalzato via, ricade sull'asfalto senza vita. Tutto finisce in pochi secondi.

La folla si raduna. Arriva la polizia. Il traffico si ferma, ma solo per un attimo, perché a New York la vita deve andare avanti. Il corpo viene coperto e portato via. Sembra un banale incidente, uno dei tanti "John Doe" che la città inghiotte ogni anno. Ma all'obitorio, la storia prende una piega inquietante.

Un uomo fuori dal tempo: abbigliamento del XIX secolo nel 1950

Quando il medico legale e gli agenti iniziano a esaminare il corpo, si rendono conto che c'è qualcosa di profondamente sbagliato. Non è solo una questione di moda eccentrica.
L'uomo indossa abiti che sembrano usciti da un ritratto del XIX secolo.

  • Il cappotto: Lungo, nero, di un taglio che si usava ottant'anni prima.
  • I pantaloni: A scacchi stretti, molto aderenti, senza risvolto, il tipo di pantalone che un dandy avrebbe indossato per una passeggiata nel 1870.
  • Le scarpe: Stivaletti alti, con bottoni laterali. Non lacci, bottoni. E lucidati a specchio, come se fossero nuovi.
  • Il cappello: Un cilindro alto, in perfette condizioni.

E poi c'è il viso. L'uomo porta basette folte, le cosiddette "mutton chops", che scendono lungo le guance. Nel 1950, nessuno portava basette del genere, a meno che non fosse un attore in un film in costume. Ma i vestiti non sono costumi di scena. Sono abiti veri, cuciti a mano, di lana pesante, di una qualità sartoriale che nel 1950 è ormai rara.
Ma la prova regina, quella che farà tremare i polsi agli investigatori, si trova nelle sue tasche.

Le prove del viaggio nel tempo: Gli oggetti nelle tasche di Fentz

Se c'è una cosa che noi storici amiamo, sono gli inventari. Dimmi cosa hai in tasca e ti dirò chi sei, e soprattutto quando vivi. Il contenuto delle tasche di Rudolph Fentz viene catalogato con cura maniacale dalla polizia. Ed è qui che la logica inizia a sgretolarsi.

L'inventario degli oggetti: monete, lettere e biglietti del 1876

Sul tavolo metallico dell'obitorio vengono allineati i seguenti oggetti:

  1. Biglietti da visita: Riportano il nome Rudolph Fentz e un indirizzo sulla Fifth Avenue. La carta è spessa, la stampa tipografica ha quello stile arzigogolato tipico dell'epoca vittoriana.
  2. Una lettera: È indirizzata allo stesso Rudolph Fentz. Il timbro postale è chiaro, inequivocabile: Philadelphia, Giugno 1876. La lettera sembra essere stata spedita pochi giorni prima. La carta non è ingiallita, l'inchiostro non è sbiadito.
  3. Denaro: Un rotolo di banconote. Circa 70 dollari. Ma non sono i dollari del 1950. Sono vecchie banconote fiduciarie, emesse da banche ormai scomparse.
  4. Un gettone di rame: Un piccolo disco metallico, un "token". C'è scritto "Buono per una birra da 5 centesimi". E il nome di un saloon sconosciuto.
  5. Una fattura: Una ricevuta per il mantenimento di un cavallo e il lavaggio di una carrozza. La scuderia si trova su Lexington Avenue.

Numismatica dell'Assurdo: I Soldi di Fentz

Analizziamo questo denaro. Nel 1950, trovare banconote del 1870 è possibile, certo. I numismatici esistono. Ma quelle banconote erano nuove. Fior di conio.

Immaginate di trovare oggi, nel 2025, delle lire del 1940 che sembrano appena stampate, ancora con l'odore dell'inchiostro, senza pieghe, senza l'usura del tempo. Queste banconote non erano state conservate in un album per collezionisti; erano state tenute in tasca, usate.

Il valore nominale, 70 dollari, era una somma considerevole nel 1876. Equivaleva a diverse settimane di salario per un operaio. Nel 1950, con l'inflazione, era ancora una somma rispettabile, ma il potere d'acquisto era cambiato drasticamente.

Il Gettone di Rame e l'Economia del Saloon

Il gettone per la birra è un dettaglio delizioso. "Buono per una birra da 5 centesimi".
Nel 1876, il "free lunch" (il pranzo gratis) era un'istituzione nei saloon americani. Si pagava 5 centesimi per una birra e si poteva mangiare gratuitamente dal buffet (uova sode, prosciutto salato, formaggio). Era il modo in cui la classe lavoratrice si nutriva.

Nel 1950, l'idea di una birra a 5 centesimi era pura archeologia. L'inflazione post-bellica aveva spazzato via quei prezzi da decenni. E il saloon indicato sul gettone? Nessuno degli agenti di polizia, nemmeno i più anziani che conoscevano il quartiere come le loro tasche, aveva mai sentito nominare quel locale.
Tutto, in quelle tasche, gridava una sola, impossibile verità: quell'uomo non si era vestito da 1876. Quell'uomo viveva nel 1876.

Le indagini della polizia: Il Capitano Hubert V. Rihm e le persone scomparse

Ogni mistero ha bisogno del suo segugio. In questa storia, il ruolo tocca al Capitano Hubert V. Rihm del Dipartimento Persone Scomparse del NYPD.

La Procedura Poliziesca negli Anni '50

Il Capitano Rihm è descritto come un uomo pragmatico. Non crede ai fantasmi, crede alle impronte digitali. E le impronte digitali sono la prima cosa che controlla. Risultato? Nessuna corrispondenza. L'uomo non esiste nel sistema. Nessun precedente, nessun servizio militare.

E questo è strano. Un uomo di trent'anni nel 1950 avrebbe dovuto quasi certamente essere registrato per la leva durante la Seconda Guerra Mondiale. Invece, Rudolph Fentz è un fantasma burocratico.
Rihm segue le tracce fisiche.
Va all'indirizzo sulla Fifth Avenue trovato sui biglietti da visita. Trova un negozio. Un'attività commerciale che sta lì da anni. I proprietari non conoscono nessun Fentz. Nessuno con quel nome abita lì.

Va all'indirizzo della scuderia su Lexington Avenue. Non c'è nessuna scuderia. C'è un edificio moderno. Ma Rihm è testardo. Consulta le vecchie mappe catastali, parla con gli storici locali. E scopre che sì, ottant'anni prima, in quel preciso punto, c'era una stalla.
Cerca il saloon del gettone di rame. Stessa storia: scomparso, ma esistito nel secolo precedente.

La testimonianza della vedova di Rudolph Fentz Jr.

Rihm non si arrende. Allarga la ricerca a livello nazionale. E finalmente, trova un nome. Rudolph Fentz Jr.
Risulta che un Rudolph Fentz Jr. viveva a New York ma si era trasferito in Florida anni prima. Rihm scopre che Junior è morto, ma la sua vedova è ancora viva.

Il Capitano la contatta. Le chiede se ha mai sentito parlare di un Rudolph Fentz scomparso.
La risposta della donna è il cardine su cui ruota l'intera leggenda.
Racconta che suo marito, Rudolph Fentz Jr., parlava spesso di suo padre. Il padre, Rudolph Fentz Senior, era un uomo un po' eccentrico, un dandy.

Nel 1876, quando Junior era solo un bambino, il padre era uscito di casa una sera per fare una passeggiata e fumare il suo sigaro preferito. Non era mai più tornato.

La famiglia aveva speso una fortuna per cercarlo, avevano setacciato la città, contattato ospedali e obitori. Nulla. Svanito nel nulla, come inghiottito dalla terra.

Il ritrovamento del dossier del 1876: la persona scomparsa

Con un brivido lungo la schiena, Rihm torna negli archivi della polizia. Cerca i dossier delle persone scomparse del 1876.

Dobbiamo immaginare la scena: il Capitano in una stanza polverosa, circondato da faldoni ingialliti scritti a mano con bella calligrafia ottocentesca. E lo trova.

Un rapporto di persona scomparsa datato Giugno 1876.
Nome: Rudolph Fentz.
Età: 29 anni.
Descrizione: Indossa un cappotto nero, pantaloni a scacchi, stivaletti con bottoni. Segni particolari: folte basette.
Tutto corrisponde. L'uomo morto nel 1950 è l'uomo scomparso nel 1876. Non è invecchiato di un giorno. Per lui, tra l'uscita di casa e l'impatto con il taxi, sono passati pochi minuti. Per il mondo, sono passati 74 anni.

Secondo la leggenda, Rihm, temendo di essere preso per pazzo, chiude il caso come "irrisolto" e non ne parla con nessuno, finché anni dopo la storia non trapela.

Il Mondo di Rudolph Fentz (1876)

Per capire lo shock, il trauma sensoriale che deve aver provato il nostro viaggiatore (se crediamo alla storia), dobbiamo ricostruire il mondo che ha lasciato.

L'Anno del Centenario e della Polvere

Il 1876 è un anno cruciale per gli Stati Uniti. È il Centenario dell'Indipendenza. A Philadelphia si tiene l'Esposizione Universale, una fiera delle meraviglie dove viene presentato al pubblico il telefono di Graham Bell e il braccio della Statua della Libertà. La lettera trovata addosso a Fentz proveniva proprio da Philadelphia, il che ha perfettamente senso storico: tutti parlavano di quell'evento.

Cavalli, Letame e la Crisi Urbana

La New York del 1876 è una città organica, sporca, puzzolente.
Non ci sono taxi gialli a motore. Ci sono cavalli. Migliaia di cavalli.
Nel 1880 a New York c'erano circa 150.000 cavalli. Ognuno produceva 10 chili di letame al giorno. Fate il conto: milioni di chili di sterco riversati nelle strade ogni giorno.

Quando pioveva, le strade diventavano una palude di fango misto a escrementi. Quando c'era il sole, il letame si seccava, veniva polverizzato dagli zoccoli e dal vento, e creava una polvere sottile che entrava ovunque, nei polmoni, nei vestiti, nelle case. L'odore di New York era l'odore di ammoniaca e stalla.

L'illuminazione era a gas. La luce elettrica era ancora una curiosità sperimentale. Le strade erano più buie, le ombre più lunghe.

L'Ombra di Custer e la Psicosi Nazionale

Mentre Fentz passeggiava quella sera di giugno, l'America stava trattenendo il respiro. Nel lontano West, nel territorio del Montana, l'esercito americano stava conducendo una campagna contro i Sioux e i Cheyenne che si rifiutavano di entrare nelle riserve.

Proprio il 25 giugno 1876, il Generale George Armstrong Custer e il suo 7° Cavalleria venivano annientati nella battaglia di Little Bighorn.
La notizia non arrivò subito a New York (non c'era internet, il telegrafo portava notizie frammentarie). Ma l'atmosfera era quella di una nazione ancora in guerra con la sua frontiera selvaggia.

Fentz era un uomo di quel tempo: un tempo lento, violento, illuminato dalla fiamma viva e impregnato di odori animali.

Il Mondo dell'Arrivo (1950)

Immaginate ora il salto.

L'Angoscia della Guerra Fredda

Fentz atterra nel 1950. L'odore di cavallo è sparito, sostituito dai gas di scarico del piombo tetraetile. Il silenzio relativo del 1876 è rotto dal rombo dei motori V8.

Ma c'è un'altra paura nell'aria. Se nel 1876 si temevano i Sioux, nel 1950 si teme l'Atomo.
New York è una città che sa di essere un bersaglio. Sono iniziate le esercitazioni antiaeree nelle scuole ("Duck and Cover").

Proprio nel giugno 1950 scoppia la Guerra di Corea. Il 25 giugno (coincidenza inquietante con la data di Little Bighorn) le truppe nordcoreane invadono il sud. I giornali che Fentz avrebbe potuto vedere nelle edicole di Times Square urlavano titoli di guerra.

Tecnologia e Alienazione

Fentz vede luci che non dovrebbero esistere (il neon). Vede donne vestite in modo che nel 1876 sarebbe stato considerato scandaloso (gambe scoperte!). Vede persone di tutte le razze mescolarsi in modi impensabili per la società segregata dell'Ottocento.

La sua reazione: il panico, il coprirsi la testa, è la reazione di un uomo la cui mente non riesce a processare la realtà. È un sovraccarico sensoriale totale.

La verità su Rudolph Fentz: Jack Finney e il racconto "I'm Scared"

Fin qui abbiamo raccontato la storia come se fosse vera. E per decenni, milioni di persone ci hanno creduto. Ma come dicevamo all'inizio, noi siamo storici (o aspiranti tali), e dobbiamo cercare le fonti. E la fonte di questa storia non è un archivio di polizia. È una rivista.

Jack Finney: L'Architetto della Nostalgia

Il vero padre di Rudolph Fentz si chiama Jack Finney (1911-1995).
Finney è uno scrittore di fantascienza famoso soprattutto per due opere: L'invasione degli ultracorpi (da cui sono tratti i famosi film) e Time and Again (Indietro nel tempo), forse il più bel romanzo sui viaggi nel tempo mai scritto.

Finney era ossessionato dal passato. Odiava la modernità, la plastica, il rumore. Credeva che il XIX secolo fosse un'epoca più umana, più autentica. In Time and Again, il protagonista non usa una macchina del tempo, ma si ipnotizza immergendosi nei dettagli storici fino a scivolare fisicamente nel passato.

"I'm Scared": Analisi del Testo Sacro

Nel Settembre 1951, la rivista Collier's pubblica un racconto di Jack Finney intitolato "I'm Scared" (Ho Paura).

La storia è narrata in prima persona da un personaggio che nota strane anomalie temporali: una voce alla radio che non dovrebbe esserci, un edificio che cambia aspetto. Il narratore inizia a raccogliere testimonianze.

E tra queste testimonianze, intervista un certo Capitano Hubert V. Rihm del NYPD.
Rihm gli racconta di aver trovato un uomo vestito con abiti del 1876 morto a Times Square.
Gli elenca gli oggetti:

  • Il gettone per la birra da 5 centesimi.
  • La fattura della stalla di Lexington Avenue.
  • La lettera da Philadelphia del giugno 1876.
  • I biglietti da visita di Rudolph Fentz.

Capite? È tutto lì.

Ogni singolo dettaglio della "leggenda metropolitana" è presente nel racconto di fantascienza del 1951. Rudolph Fentz non è mai esistito come persona reale. È un personaggio inventato da Jack Finney per esprimere la sua tesi: che l'umanità, inconsciamente, desidera così tanto fuggire dalle paure del presente (la guerra, la bomba) da creare delle crepe nel tempo verso il passato. Fentz non era scappato nel futuro; era stato espulso dal passato perché il presente lo stava richiamando, o viceversa.

Debunking e Fact-checking: Come è nata la leggenda metropolitana

Ma come ha fatto un racconto di fiction a diventare un "fatto vero"? Qui la storia diventa un caso di studio sulla psicologia di massa e sulla diffusione delle informazioni prima di Internet.

Il Ruolo di Ralph M. Holland

Due anni dopo la pubblicazione del racconto, nel 1953, un appassionato di misteri di nome Ralph M. Holland scrisse un opuscolo per una fanzine (una rivista amatoriale) intitolato "A Voice from the Gallery".

Holland prese la storia di Fentz dal racconto di Finney e la riportò nel suo articolo. Ma fece una cosa cruciale: omise di dire che era tratta da un racconto di fantascienza.

Forse fu un errore in buona fede, forse una frode deliberata, o forse Holland pensava che Finney si fosse ispirato a un fatto vero. Fatto sta che nell'articolo di Holland, la storia di Fentz veniva presentata come un aneddoto reale a supporto della tesi che il tempo stava "impazzendo".

La Diffusione Virale Pre-Internet

Dalla fanzine di Holland, la storia iniziò a viaggiare.

  • Venne ripresa da altre riviste di paranormale negli anni '70.
  • Attraversò l'oceano e finì sui giornali scandalistici europei.
  • Venne citata in libri sui misteri inspiegabili come "fatto documentato".
  • Ad ogni passaggio, si perdevano pezzi (il nome di Finney) e se ne aggiungevano altri (dettagli più precisi sull'autopsia).
  • Il Capitano Rihm divenne una figura storica. Rudolph Fentz divenne il santo patrono dei viaggiatori nel tempo.

La fine del mistero: Le ricerche di Chris Aubeck

La verità è emersa solo nei primi anni 2000, grazie a un ricercatore di folklore di nome Chris Aubeck.

Aubeck fece quello che nessuno aveva fatto prima: controllò le fonti.

Cercò il Capitano Rihm nei registri della polizia di New York. Nessun Rihm.
Cercò il necrologio di Rudolph Fentz nel 1950. Nessun Fentz.
Cercò la denuncia di scomparsa del 1876. Nulla.

Infine, grazie a una segnalazione, riuscì a trovare la copia originale di Collier's del 1951. Mise il racconto di Finney accanto alla leggenda metropolitana e vide che erano identici, parola per parola in certi punti.

Nel 2002, Aubeck pubblicò i suoi risultati sull'Akron Beacon Journal, mettendo fine (tecnicamente) al mistero.

Conclusione: Il Bisogno di Credere

Eppure, nonostante il debunking, la storia di Rudolph Fentz continua a circolare. Ogni giorno qualcuno la posta su Facebook, su TikTok, su YouTube, raccontandola come vera. C'è persino chi usa foto di vecchi modelli vittoriani spacciandole per le "foto dell'autopsia" di Fentz.

Perché? Perché vogliamo crederci?
Perché, come suggeriva Jack Finney, siamo spaventati ("I'm Scared").
Viviamo in un mondo accelerato, complesso, spesso ostile. L'idea che il passato sia lì, a un passo da noi, tangibile, visitabile, è una consolazione potente. Rudolph Fentz è la vittima sacrificale di questo desiderio. È l'uomo che ha pagato il prezzo più alto per aver toccato il tessuto del tempo.

Non è mai esistito nella realtà storica, ma esiste potentemente nel nostro immaginario collettivo. E come direbbe Barbero, la storia dell'immaginario è importante quanto la storia delle battaglie, perché ci dice chi siamo, cosa sogniamo e di cosa abbiamo paura.

Rudolph Fentz non riposa in nessun cimitero di New York. Riposa nelle nostre menti, eterno passeggero di una carrozza fantasma, per sempre in attesa di quel taxi in Times Square.


Articolo pubblicato il 24/11/2025
Ultimo aggiornamento il 25/11/2025

La tua iscrizione non può essere convalidata.
La tua iscrizione è avvenuta correttamente.

Rimani aggiornato sulla Storia

Iscriviti alla newsletter di StudiaStoria.it e ricevi i nuovi articoli, guide e approfondimenti direttamente nella tua email.

Articoli correlati