Notte di San Bartolomeo, guerra dei tre Enrichi, ugonotti in rivolta ed Enrico IV che cambia tutto con l’Editto di Nantes: la storia completa, raccontata con chiarezza.
Tra la metà del Cinquecento e la fine del secolo, la Francia vive una lunga stagione di paura, speranza, tradimenti e colpi di scena. Città in rivolta, campagne devastate, famiglie divise, principi che cambiano schieramento, potenze straniere pronte a intervenire: lo scontro di religione diventa un gigantesco conflitto politico e civile. In mezzo a questa tempesta emergono nomi destinati a restare nella memoria: gli ugonotti, i Guisa, la Lega cattolica, la guerra dei tre Enrichi, la Notte di San Bartolomeo, fino all’ascesa di Enrico IV e all’Editto di Nantes.
Quella che segue è una storia pensata per tutti, non solo per chi ama le date e le dinastie. È un racconto che mette insieme i fatti essenziali con il contesto, i personaggi con le loro scelte, così da capire come un regno sull’orlo del collasso sia riuscito, almeno per un periodo, a trovare un equilibrio tra fede, potere e convivenza.
Quando Enrico II di Valois muore nel 1559 in seguito a un incidente durante un torneo, la Francia perde improvvisamente un sovrano deciso e autorevole. Il vuoto che lascia non è solo affettivo o simbolico: è un vuoto di comando in un momento in cui il regno avrebbe bisogno di stabilità.
Al trono si alternano tre suoi figli, tutti problematici:
A fare davvero da perno del potere è Caterina de’ Medici, la regina madre. È cattolica, ma soprattutto attenta a mantenere in vita la monarchia:
La monarchia francese appare così formalmente forte, ma in realtà circondata da gruppi armati, clientele nobiliari e interessi stranieri che approfittano di ogni debolezza.
Il conflitto francese non nasce nel vuoto. In tutta Europa la Riforma sta cambiando il rapporto tra fede e potere. In Francia, la versione che attecchisce con più forza è il calvinismo, predicato da Giovanni Calvino a Ginevra, con un forte richiamo alla disciplina morale, allo studio della Bibbia e a comunità ben organizzate.
I protestanti francesi vengono chiamati ugonotti. All’inizio possono sembrare una minoranza come tante, ma guardando meglio si capisce il motivo dell’allarme:
Non si tratta quindi solo di una questione teologica. Agli occhi dei cattolici più rigidi e di molti uomini di potere, gli ugonotti appaiono come:
La paura degli ugonotti è la paura di perdere il controllo del regno.
Per capire davvero le guerre di religione francesi bisogna guardare ai volti dei grandi casati che si contendono il potere. La religione è il linguaggio, ma spesso il motore è la rivalità politica.
I protagonisti sono soprattutto tre famiglie.
I Guisa sono potenti nobili originari della Lorena. Si presentano come difensori del cattolicesimo senza compromessi:
Per molti cattolici, i Guisa sono gli unici abbastanza determinati da fermare l’avanzata ugonotta. Per la corona, però, diventano presto ingombranti, perché competono direttamente con l’autorità del re.
I Borbone sono un ramo collaterale della famiglia reale francese, con domini concentrati nel Sud-Ovest del regno. La figura chiave è Enrico di Borbone, re di Navarra:
Enrico di Borbone rappresenta l’incrocio perfetto di tutte le tensioni: è sia un leader ugonotto sia il candidato naturale al trono di un Paese stremato.
La casata Montmorency-Châtillon porta in primo piano Gaspard de Coligny:
Quando Coligny entra nel circolo ristretto di Carlo IX, chi teme una Francia più indulgente con gli ugonotti e più aggressiva verso la Spagna vede in lui il nemico da eliminare.
Prima che la violenza esploda apertamente, la corona tenta la via del compromesso. Caterina de’ Medici promuove nel gennaio 1562 l’Editto di Saint-Germain:
È un gesto coraggioso in teoria, ma in pratica fragilissimo. Molti cattolici lo vedono come una resa. Molti ugonotti lo considerano insufficiente e temono tradimenti.
Il 1 marzo 1562, nella cittadina di Vassy, uomini del duca di Guisa attaccano un’assemblea ugonotta:
Per i protestanti è la prova che le promesse della corona non li proteggono. A partire da Vassy, la Francia entra nella prima guerra di religione: un ciclo di conflitti, assedi e paci provvisorie che si ripeterà più volte nei decenni successivi.
Con il passare degli anni, si cerca a più riprese un’intesa. Il tentativo più ambizioso prende forma nel 1572, quando viene organizzato un matrimonio destinato ad avere un peso politico enorme.
L’idea è semplice sulla carta, delicata nella realtà:
Il matrimonio dovrebbe:
Per la cerimonia, molti nobili protestanti si recano a Parigi, città però fortemente cattolica e spesso ostile agli ugonotti. La tensione resta altissima, sotto una facciata di festa.
Pochi giorni dopo le nozze, Gaspard de Coligny viene ferito da un colpo d’archibugio sparato da un sicario. Non muore, ma l’attacco è un segnale inequivocabile:
Caterina de’ Medici e i suoi alleati temono che gli ugonotti, numerosi in città, possano reagire con la forza, magari coinvolgendo lo stesso re.
Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572 scatta un piano che avrebbe dovuto essere “chirurgico” e diventa un incubo:
Nei giorni successivi, la strage si estende ad altre città francesi. Le stime variano, ma si parla di migliaia di vittime.
La Notte di San Bartolomeo segna un punto di non ritorno:
La possibilità di una fiducia reciproca sembra distrutta.
Negli anni successivi, la frattura religiosa si organizza in modo ancora più radicale. Sul fronte cattolico nasce la Lega cattolica, che porta il conflitto a un nuovo livello.
La Lega, guidata dai Guisa, si presenta come difesa militante del cattolicesimo francese:
La Spagna di Filippo II, che vuole evitare una Francia protestante alle sue frontiere, appoggia la Lega con soldi, armi e uomini. Così, il conflitto francese diventa anche una grande partita internazionale.
La religione diventa la bandiera dietro cui si nascondono:
Nel 1584 muore Francesco d’Angiò, fratello minore di Enrico III e ultimo Valois in grado di succedergli. Le leggi dinastiche sono chiare:
Per la Lega cattolica è inaccettabile. Questo porta direttamente a uno degli episodi più tesi della storia politica francese.
Tra il 1585 e il 1589 il regno è dilaniato dalla cosiddetta guerra dei tre Enrichi:
In questo intreccio:
Nel 1588, Enrico III fa assassinare il duca di Guisa e suo fratello cardinale a Blois, nel tentativo di liberarsi dal loro dominio. È un gesto che rompe ogni residuo equilibrio:
Prima di morire, però, fa una scelta fondamentale: riconosce ufficialmente Enrico di Borbone come suo successore. Il destino della Francia passa nelle mani dell’ex capo ugonotto.
Quando Enrico di Borbone diventa Enrico IV, eredita non solo una corona ma un Paese stremato:
Eppure Enrico IV si rivela un sovrano diverso dai suoi predecessori:
Attorno a lui si raccoglie il fronte dei politiques:
Per conquistare definitivamente Parigi e spaccare il fronte della Lega, Enrico IV prende una decisione destinata a entrare nella memoria: nel 1593 annuncia la sua conversione al cattolicesimo.
È una scelta politica, prima ancora che spirituale:
La frase che la tradizione gli attribuisce, “Parigi val bene una messa”, riassume in modo efficace questa logica. Nel 1594 Enrico IV entra trionfalmente nella capitale; nel 1595 ottiene l’assoluzione papale. La sua posizione come re di Francia diventa stabile.
Una volta consolidato sul trono, Enrico IV sa che la Francia ha bisogno di due cose: meno interferenze straniere e regole chiare per la convivenza religiosa.
Nel 1598 Enrico IV firma la pace di Vervins con la Spagna:
Senza una potenza straniera a soffiare sulle braci, diventa possibile pensare a un accordo duraturo tra cattolici e ugonotti.
Nello stesso anno arriva la svolta: l’Editto di Nantes. Non è una proclamazione astratta di libertà religiosa, ma un patto concreto, fatto di articoli, eccezioni, garanzie.
I punti principali:
Questo sistema non mette cattolici e protestanti sullo stesso piano, ma:
Per la Francia significa la fine delle grandi guerre di religione. Le tensioni non scompaiono, ma la logica del massacro lascia il posto alla logica del compromesso. Solo nel 1685, con la revoca dell’Editto di Nantes da parte di Luigi XIV, questo equilibrio verrà infranto, con nuove persecuzioni e ondate di esilio.
Guardando a questa vicenda nel suo insieme, si capisce che non è solo una pagina di storia francese, ma una lezione più ampia sul rapporto tra identità, potere e convivenza.
Ci mostra che:
Enrico IV non è un santo, non è un idealista puro. È un sovrano pragmatico che capisce una cosa semplice e rivoluzionaria per il suo tempo: meglio un compromesso imperfetto che un regno in rovina. La sua scelta di cambiare fede per salvare la Francia, e di dare spazio legale agli ugonotti con l’Editto di Nantes, è il segno di una politica che prova a mettere la vita delle persone prima del fanatismo.
Ed è per questo che questa storia resta attuale: perché parla di come si esce da una guerra civile non distruggendo il nemico, ma costruendo condizioni minime di fiducia, protezione e rispetto reciproco.
Articolo pubblicato il 11/11/2025
Ultimo aggiornamento il 12/11/2025