Guerre di religione francesi: Enrico IV, ugonotti, guerra dei tre Enrichi ed Editto di Nantes

Notte di San Bartolomeo, guerra dei tre Enrichi, ugonotti in rivolta ed Enrico IV che cambia tutto con l’Editto di Nantes: la storia completa, raccontata con chiarezza.

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Matteo Galavotti
Studente di Storia
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Introduzione

Tra la metà del Cinquecento e la fine del secolo, la Francia vive una lunga stagione di paura, speranza, tradimenti e colpi di scena. Città in rivolta, campagne devastate, famiglie divise, principi che cambiano schieramento, potenze straniere pronte a intervenire: lo scontro di religione diventa un gigantesco conflitto politico e civile. In mezzo a questa tempesta emergono nomi destinati a restare nella memoria: gli ugonotti, i Guisa, la Lega cattolica, la guerra dei tre Enrichi, la Notte di San Bartolomeo, fino all’ascesa di Enrico IV e all’Editto di Nantes.

Quella che segue è una storia pensata per tutti, non solo per chi ama le date e le dinastie. È un racconto che mette insieme i fatti essenziali con il contesto, i personaggi con le loro scelte, così da capire come un regno sull’orlo del collasso sia riuscito, almeno per un periodo, a trovare un equilibrio tra fede, potere e convivenza.

Ritratto di Enrico II di Valois
Ritratto di Enrico II di Valois

Un regno senza guida: la crisi dopo Enrico II

Quando Enrico II di Valois muore nel 1559 in seguito a un incidente durante un torneo, la Francia perde improvvisamente un sovrano deciso e autorevole. Il vuoto che lascia non è solo affettivo o simbolico: è un vuoto di comando in un momento in cui il regno avrebbe bisogno di stabilità.

Al trono si alternano tre suoi figli, tutti problematici:

  • Francesco II, salito al trono giovanissimo e morto dopo poco più di un anno;
  • Carlo IX, profondamente influenzato dalla madre e dai nobili più potenti;
  • Enrico III, più legato alla vita di corte e alle devozioni personali che capace di dominare le fazioni.

A fare davvero da perno del potere è Caterina de’ Medici, la regina madre. È cattolica, ma soprattutto attenta a mantenere in vita la monarchia:

  • cerca di bilanciare i grandi casati;
  • tenta compromessi con i protestanti;
  • si muove in un ambiente dove ogni scelta rischia di trasformarsi in guerra aperta.

La monarchia francese appare così formalmente forte, ma in realtà circondata da gruppi armati, clientele nobiliari e interessi stranieri che approfittano di ogni debolezza.

Mappa delle regioni ugonotte e cattoliche durante le guerre di religione in Francia
Mappa delle regioni ugonotte e cattoliche durante le guerre di religione in Francia

Ugonotti: chi sono e perché fanno così paura

Il conflitto francese non nasce nel vuoto. In tutta Europa la Riforma sta cambiando il rapporto tra fede e potere. In Francia, la versione che attecchisce con più forza è il calvinismo, predicato da Giovanni Calvino a Ginevra, con un forte richiamo alla disciplina morale, allo studio della Bibbia e a comunità ben organizzate.

I protestanti francesi vengono chiamati ugonotti. All’inizio possono sembrare una minoranza come tante, ma guardando meglio si capisce il motivo dell’allarme:

  • intorno agli anni 1560 rappresentano circa il 7%-8% della popolazione;
  • sono particolarmente presenti nel Sud e nell’Ovest della Francia, zone meno controllate direttamente dalla corona;
  • includono una parte consistente della nobiltà e della borghesia urbana, persone con disponibilità economiche, castelli, milizie, legami internazionali.

Non si tratta quindi solo di una questione teologica. Agli occhi dei cattolici più rigidi e di molti uomini di potere, gli ugonotti appaiono come:

  • una rete politica alternativa;
  • un potenziale “Stato nello Stato”;
  • un collegamento diretto con i nemici cattolici all’estero, come l’Inghilterra protestante o i principati tedeschi riformati.

La paura degli ugonotti è la paura di perdere il controllo del regno.

Tre grandi famiglie al centro del gioco: Guisa, Borbone, Montmorency-Châtillon

Per capire davvero le guerre di religione francesi bisogna guardare ai volti dei grandi casati che si contendono il potere. La religione è il linguaggio, ma spesso il motore è la rivalità politica.

I protagonisti sono soprattutto tre famiglie.

I Guisa: il fronte cattolico intransigente

I Guisa sono potenti nobili originari della Lorena. Si presentano come difensori del cattolicesimo senza compromessi:

  • controllano territori strategici;
  • godono di grande prestigio a corte;
  • sono legati politicamente alla Spagna di Filippo II.

Per molti cattolici, i Guisa sono gli unici abbastanza determinati da fermare l’avanzata ugonotta. Per la corona, però, diventano presto ingombranti, perché competono direttamente con l’autorità del re.

I Borbone: dal Sud-Ovest alla successione al trono

I Borbone sono un ramo collaterale della famiglia reale francese, con domini concentrati nel Sud-Ovest del regno. La figura chiave è Enrico di Borbone, re di Navarra:

  • cresciuto in ambiente protestante;
  • legato al mondo ugonotto;
  • ma al tempo stesso erede legittimo al trono di Francia quando la linea diretta dei Valois si estingue.

Enrico di Borbone rappresenta l’incrocio perfetto di tutte le tensioni: è sia un leader ugonotto sia il candidato naturale al trono di un Paese stremato.

I Montmorency-Châtillon: Coligny e la nobiltà ugonotta

La casata Montmorency-Châtillon porta in primo piano Gaspard de Coligny:

  • ammiraglio di Francia, militare competente e rispettato;
  • convertito al calvinismo;
  • figura di riferimento per gli ugonotti moderati;
  • sostenitore di una politica anti-spagnola.

Quando Coligny entra nel circolo ristretto di Carlo IX, chi teme una Francia più indulgente con gli ugonotti e più aggressiva verso la Spagna vede in lui il nemico da eliminare.

L’Editto di Saint-Germain e Vassy: il fragile esperimento di tolleranza

Prima che la violenza esploda apertamente, la corona tenta la via del compromesso. Caterina de’ Medici promuove nel gennaio 1562 l’Editto di Saint-Germain:

  • concede agli ugonotti la possibilità di riunirsi per il culto in determinate condizioni;
  • cerca di regolare la coesistenza tra cattolici e protestanti;
  • mantiene il cattolicesimo come religione ufficiale, ma apre uno spiraglio di tolleranza.

È un gesto coraggioso in teoria, ma in pratica fragilissimo. Molti cattolici lo vedono come una resa. Molti ugonotti lo considerano insufficiente e temono tradimenti.

Il 1 marzo 1562, nella cittadina di Vassy, uomini del duca di Guisa attaccano un’assemblea ugonotta:

  • numerosi fedeli vengono uccisi o feriti;
  • la notizia si diffonde rapidamente, caricata di indignazione e paura.

Per i protestanti è la prova che le promesse della corona non li proteggono. A partire da Vassy, la Francia entra nella prima guerra di religione: un ciclo di conflitti, assedi e paci provvisorie che si ripeterà più volte nei decenni successivi.

Il grande shock: matrimonio di Parigi, Coligny e Notte di San Bartolomeo

Con il passare degli anni, si cerca a più riprese un’intesa. Il tentativo più ambizioso prende forma nel 1572, quando viene organizzato un matrimonio destinato ad avere un peso politico enorme.

Un matrimonio per unire due Francesi

L’idea è semplice sulla carta, delicata nella realtà:

  • Enrico di Borbone, re di Navarra e principale leader ugonotto;
  • sposa Margherita di Valois, sorella cattolica del re Carlo IX.

Il matrimonio dovrebbe:

  • suggellare la riconciliazione tra cattolici e protestanti;
  • legare stabilmente la casa reale ai Borbone;
  • rassicurare gli ugonotti sul fatto di avere un posto nel futuro della Francia.

Per la cerimonia, molti nobili protestanti si recano a Parigi, città però fortemente cattolica e spesso ostile agli ugonotti. La tensione resta altissima, sotto una facciata di festa.

L’attentato a Coligny

Pochi giorni dopo le nozze, Gaspard de Coligny viene ferito da un colpo d’archibugio sparato da un sicario. Non muore, ma l’attacco è un segnale inequivocabile:

  • qualcuno, vicino agli ambienti cattolici più duri, vuole liberarsi del capo ugonotto;
  • gli amici di Coligny chiedono giustizia e molti pensano alla vendetta.

Caterina de’ Medici e i suoi alleati temono che gli ugonotti, numerosi in città, possano reagire con la forza, magari coinvolgendo lo stesso re.

Rappresentazione della Notte di San Bartolomeo e del massacro degli ugonotti
Rappresentazione della Notte di San Bartolomeo e del massacro degli ugonotti

La Notte di San Bartolomeo: quando tutto precipita

Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572 scatta un piano che avrebbe dovuto essere “chirurgico” e diventa un incubo:

  • vengono assassinati Coligny e altri capi ugonotti;
  • la violenza dilaga tra le strade di Parigi;
  • folle armate, sostenute da elementi radicali, massacrano i protestanti nelle case, nelle strade, ovunque li trovino.

Nei giorni successivi, la strage si estende ad altre città francesi. Le stime variano, ma si parla di migliaia di vittime.

La Notte di San Bartolomeo segna un punto di non ritorno:

  • agli occhi degli ugonotti, la corona sembra complice o incapace di proteggerli;
  • in Europa, l’immagine della Francia si macchia di fanatismo;
  • molti protestanti fuggono all’estero, altri si chiudono nelle roccaforti del Sud-Ovest, costruendo una sorta di confederazione politico-militare.

La possibilità di una fiducia reciproca sembra distrutta.

La Lega cattolica, l’ombra della Spagna e la guerra dei tre Enrichi

Negli anni successivi, la frattura religiosa si organizza in modo ancora più radicale. Sul fronte cattolico nasce la Lega cattolica, che porta il conflitto a un nuovo livello.

La Lega cattolica: fede e potere

La Lega, guidata dai Guisa, si presenta come difesa militante del cattolicesimo francese:

  • rifiuta l’idea che un protestante possa salire al trono;
  • mobilita predicatori, confraternite, milizie popolari;
  • trova in Parigi la sua roccaforte più attiva.

La Spagna di Filippo II, che vuole evitare una Francia protestante alle sue frontiere, appoggia la Lega con soldi, armi e uomini. Così, il conflitto francese diventa anche una grande partita internazionale.

La religione diventa la bandiera dietro cui si nascondono:

  • ambizioni dinastiche;
  • paure sociali;
  • interessi stranieri.

L’erede scomodo: Enrico di Borbone

Nel 1584 muore Francesco d’Angiò, fratello minore di Enrico III e ultimo Valois in grado di succedergli. Le leggi dinastiche sono chiare:

  • l’erede al trono di Francia è Enrico di Borbone, re di Navarra;
  • lo stesso Enrico di Navarra che è il principale leader ugonotto.

Per la Lega cattolica è inaccettabile. Questo porta direttamente a uno degli episodi più tesi della storia politica francese.

Guerra dei tre Enrichi (spesso scritta anche “guerra dei 3 enrichi”)

Tra il 1585 e il 1589 il regno è dilaniato dalla cosiddetta guerra dei tre Enrichi:

  • Enrico III, il re legittimo, sempre più debole;
  • Enrico di Guisa, capo carismatico della Lega cattolica;
  • Enrico di Borbone, re di Navarra, ugonotto ed erede al trono.

In questo intreccio:

  • la Lega controlla Parigi e altre grandi città;
  • la figura di Enrico III viene schiacciata tra estremisti cattolici e necessità di difendere la legittimità monarchica;
  • la Spagna spinge per escludere Enrico di Borbone dalla successione, proponendo una soluzione alternativa favorevole ai propri interessi.

Nel 1588, Enrico III fa assassinare il duca di Guisa e suo fratello cardinale a Blois, nel tentativo di liberarsi dal loro dominio. È un gesto che rompe ogni residuo equilibrio:

  • i leghisti gridano al tirannicidio;
  • l’odio contro il re esplode;
  • nel 1589 Enrico III viene ucciso da un frate fanatico.

Prima di morire, però, fa una scelta fondamentale: riconosce ufficialmente Enrico di Borbone come suo successore. Il destino della Francia passa nelle mani dell’ex capo ugonotto.

Enrico IV: dal leader ugonotto al re di tutti i francesi

Quando Enrico di Borbone diventa Enrico IV, eredita non solo una corona ma un Paese stremato:

  • città che non lo riconoscono;
  • la Lega cattolica ancora armata;
  • l’ostilità della Spagna;
  • una società logorata da decenni di guerra.

Eppure Enrico IV si rivela un sovrano diverso dai suoi predecessori:

  • ha esperienza militare;
  • è pragmatico, capace di trattare, di ascoltare e di colpire quando serve;
  • comprende che senza una pace religiosa credibile non ci sarà mai una Francia stabile.

Attorno a lui si raccoglie il fronte dei politiques:

  • cattolici moderati e uomini di legge;
  • convinti che l’unità del regno sia più importante della vittoria di una sola confessione;
  • sostenitori di uno Stato che regola i conflitti invece di alimentarli.

La scelta della conversione: “Parigi val bene una messa”

Per conquistare definitivamente Parigi e spaccare il fronte della Lega, Enrico IV prende una decisione destinata a entrare nella memoria: nel 1593 annuncia la sua conversione al cattolicesimo.

È una scelta politica, prima ancora che spirituale:

  • elimina l’argomento principale dei suoi nemici;
  • rassicura molti sudditi cattolici;
  • non cancella la diffidenza degli ugonotti, ma mostra che il re è disposto a pagare un prezzo personale per la pace.

La frase che la tradizione gli attribuisce, “Parigi val bene una messa”, riassume in modo efficace questa logica. Nel 1594 Enrico IV entra trionfalmente nella capitale; nel 1595 ottiene l’assoluzione papale. La sua posizione come re di Francia diventa stabile.

Pace di Vervins e Editto di Nantes: il compromesso che spegne l’incendio

Una volta consolidato sul trono, Enrico IV sa che la Francia ha bisogno di due cose: meno interferenze straniere e regole chiare per la convivenza religiosa.

La pace di Vervins (1598): chiudere il fronte esterno

Nel 1598 Enrico IV firma la pace di Vervins con la Spagna:

  • vengono restituiti i territori occupati;
  • si mette fine all’ingerenza spagnola diretta;
  • la Francia può guardare di nuovo prima di tutto ai propri problemi interni.

Senza una potenza straniera a soffiare sulle braci, diventa possibile pensare a un accordo duraturo tra cattolici e ugonotti.

Testo dell’Editto di Nantes del 1598, simbolo della tolleranza religiosa in Francia
Testo dell’Editto di Nantes del 1598, simbolo della tolleranza religiosa in Francia

L’Editto di Nantes (1598): un nuovo patto interno

Nello stesso anno arriva la svolta: l’Editto di Nantes. Non è una proclamazione astratta di libertà religiosa, ma un patto concreto, fatto di articoli, eccezioni, garanzie.

I punti principali:

  • il cattolicesimo è confermato come religione ufficiale del regno;
  • agli ugonotti vengono riconosciuti:
    • libertà di coscienza;
    • libertà di culto pubblica in una serie di città e luoghi designati (non ovunque, e non a Parigi);
    • accesso a cariche pubbliche, scuole e funzioni amministrative;
    • tribunali misti in alcune zone per garantire maggiore imparzialità;
    • il diritto temporaneo di mantenere alcune piazzeforti armate, come sicurezza contro un eventuale voltafaccia della corona.

Questo sistema non mette cattolici e protestanti sullo stesso piano, ma:

  • dà agli ugonotti un riconoscimento istituzionale stabile;
  • impedisce che possano essere legalmente sterminati o esclusi dalla vita pubblica;
  • segna un passo avanti decisivo nel percorso europeo verso la tolleranza religiosa regolata.

Per la Francia significa la fine delle grandi guerre di religione. Le tensioni non scompaiono, ma la logica del massacro lascia il posto alla logica del compromesso. Solo nel 1685, con la revoca dell’Editto di Nantes da parte di Luigi XIV, questo equilibrio verrà infranto, con nuove persecuzioni e ondate di esilio.

Perché la storia di Enrico IV e degli ugonotti parla ancora a tutti

Guardando a questa vicenda nel suo insieme, si capisce che non è solo una pagina di storia francese, ma una lezione più ampia sul rapporto tra identità, potere e convivenza.

Ci mostra che:

  • le guerre di religione sono sempre anche guerre politiche e sociali, dove la fede diventa linguaggio per interessi più profondi;
  • una minoranza può far paura non per i suoi numeri, ma per la sua organizzazione e la sua autonomia;
  • demonizzare l’avversario in nome della “vera fede” produce spirali di violenza che sfuggono di mano a tutti;
  • la pace duratura richiede istituzioni forti abbastanza da imporre regole, punire gli eccessi e proteggere anche chi non appartiene alla maggioranza.

Enrico IV non è un santo, non è un idealista puro. È un sovrano pragmatico che capisce una cosa semplice e rivoluzionaria per il suo tempo: meglio un compromesso imperfetto che un regno in rovina. La sua scelta di cambiare fede per salvare la Francia, e di dare spazio legale agli ugonotti con l’Editto di Nantes, è il segno di una politica che prova a mettere la vita delle persone prima del fanatismo.

Ed è per questo che questa storia resta attuale: perché parla di come si esce da una guerra civile non distruggendo il nemico, ma costruendo condizioni minime di fiducia, protezione e rispetto reciproco.


Articolo pubblicato il 11/11/2025
Ultimo aggiornamento il 12/11/2025

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