Riassunto Longobardi in Italia: Storia, Date e Mappa (568-774)

Cerchi un riassunto sui Longobardi in Italia? Tra il 568 e il 774, questo popolo guerriero ha riscritto il destino della penisola, spezzandone l'unità politica per secoli. Ecco la storia completa: dall'invasione di Alboino all'Editto di Rotari, fino alla caduta del regno per mano di Carlo Magno.

Pubblicato: 26/12/2025

Ultima modifica: 27/12/2025

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L'invasione longobarda del 568: l'arrivo di Alboino in Italia

Immaginate la scena. È il giorno dopo la Pasqua dell'anno 568. Una marea umana si muove dalla Pannonia (l'attuale Ungheria) verso ovest. Non è un esercito ordinato come le legioni romane di un tempo, ma un intero popolo in marcia: guerrieri a cavallo, certo, ma anche carri carichi di masserizie, donne, bambini, anziani e mandrie di animali. Sono i Longobardi.

Alla loro testa c'è un re, Alboino. Le fonti (l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono, vescovo che afferma di essere Longobardo e che scrive alla fine del VIII secolo) ci raccontano che, giunto sulle Alpi orientali, il sovrano salì su un'altura (che da allora sarebbe stata chiamata "Monte del Re") per contemplare la terra che si stendeva ai suoi piedi.

Quello che vedeva non era un impero florido, ma un'Italia stremata. La penisola usciva devastata dalla Guerra Greco-Gotica, il lunghissimo conflitto voluto dall'imperatore Giustiniano per riconquistare l'Occidente. I bizantini avevano vinto, sì, ma controllavano un territorio esausto, spopolato da pestilenze e carestie. È in questo vuoto di potere che i Longobardi si insinuano, dando inizio a un'avventura che durerà due secoli.

Indice

Mosè che guida gli Egiziani all’esodo, figura biblica che si ripete nella Storia della discesa dei Longobardi in Italia. Alboino guida i Longobardi verso la terra promessa (l’Italia)
Mosè che guida gli Egiziani all’esodo, figura biblica che si ripete nella Storia della discesa dei Longobardi in Italia. Alboino guida i Longobardi verso la terra promessa (l’Italia)

L'espansione territoriale: la divisione tra Langobardia e Romània

A differenza di quanto si potrebbe pensare, l'invasione non seguì un piano strategico studiato a tavolino. Fu un'avanzata a macchia di leopardo, dettata spesso dall'iniziativa dei singoli comandanti militari, i Duchi.

Mentre Alboino e il grosso dell'esercito occupavano il Friuli e dilagavano nella Pianura Padana conquistando Ticinum (la futura capitale, Pavia), altri gruppi si spingevano molto più a sud, quasi per inerzia o sete di bottino. Alcuni duchi valicarono gli Appennini, scendendo in Toscana; altri si spinsero ancora oltre, creando due enclavi quasi indipendenti nel centro-sud: i ducati di Spoleto e Benevento.

La conseguenza fu epocale: per la prima volta dai tempi della conquista romana, l'unità politica della penisola italiana venne spezzata. Da una parte la Langobardia (terre longobarde), dall'altra la Romània (terre rimaste ai bizantini, come l'Esarcato di Ravenna, Roma e le isole). Una frattura che l'Italia si porterà dietro fino al 1861.

Mappa dell’Italia Longobarda e Bizantina, con i Ducati di Spoleto, Benevento e del Friuli.
Mappa dell’Italia Longobarda e Bizantina, con i Ducati di Spoleto, Benevento e del Friuli.

Dal Periodo dei Duchi alla nascita dello Stato: Autari e Teodolinda

Le cose, però, rischiarono di finire subito male per i conquistatori. Nel 572 Alboino cadde vittima di una congiura (ordita dalla moglie Rosmunda, che non aveva dimenticato i torti subiti dal padre, re dei Gepidi). Anche il suo successore, Clefi, fece una brutta fine poco dopo.

Ed è a questo punto che accadde qualcosa di sorprendente: i Longobardi decisero che potevano fare a meno di un re. Per dieci anni, dal 574 al 584, vissero in quella che gli storici chiamano l'Anarchia dei Duchi. Ogni duca era sovrano nel suo territorio, libero di saccheggiare e spadroneggiare. Ma questa frammentazione li rendeva deboli di fronte al contrattacco dei Bizantini e alla pressione dei Franchi a ovest.

Capendo che l'unione fa la forza, i duchi fecero un passo indietro. Elessero re Autari e, in un gesto di rara lungimiranza politica, decisero di cedergli metà dei loro beni per costituire un patrimonio regio stabile (il fisco regio). È il momento in cui l'occupazione militare inizia a trasformarsi in uno Stato.

Il ruolo chiave della Regina Teodolinda

In questa fase di costruzione statale, emerge una figura femminile di straordinaria importanza: Teodolinda. Principessa bavara e cattolica, sposò prima Autari e poi il suo successore, Agilulfo. Teodolinda fu il ponte tra i "barbari" e la romanità, favorendo il dialogo con la Chiesa (celebri le lettere con Papa Gregorio Magno) e avviando la conversione del popolo longobardo, in gran parte ancora ariano o pagano, al cattolicesimo. Fu una mossa decisiva per l'integrazione con la popolazione latina sottomessa.

L'Editto di Rotari (643) e la società longobarda: Arimanni, Aldii e Servi

Se c'è un nome che dovete ricordare per capire la società longobarda, è Rotari. Nel 643, questo re emanò il celebre Editto di Rotari, la prima raccolta scritta delle leggi longobarde.

Perché è così importante? Perché segna il passaggio definitivo da una tribù di guerrieri a una civiltà del diritto. Rotari cercò di limitare la violenza privata, la terribile faida (la vendetta di sangue), sostituendola con il Guidrigildo.

Cos'era il guidrigildo? Semplice: un prezzario. Ogni persona aveva un valore in denaro, basato sul suo rango sociale. Se uccidevi o ferivi qualcuno, non dovevi più temere la vendetta dei parenti, ma dovevi pagare una somma precisa. La società era rigidamente divisa:

  • Gli Arimanni: gli uomini liberi, i guerrieri, che godevano di pieni diritti.
  • Gli Aldii: semiliberi, che potevano possedere beni ma rimanevano legati a un patrono.
  • I Servi: privi di diritti.

Il regno di Liutprando (712-744): la massima espansione e la Donazione di Sutri

Facciamo un salto in avanti all'VIII secolo. Sul trono siede Liutprando (712-744), forse il più grande dei sovrani longobardi. Sotto di lui, il regno tocca il suo apice. Si definisce piissimus rex, re devotissimo, e si atteggia a protettore della Chiesa approfittando di una crisi gravissima che stava colpendo l'Impero Bizantino: l'Iconoclastia (la lotta contro le immagini sacre).

Liutprando capì che poteva presentarsi come il difensore dei cattolici contro gli "eretici" bizantini che distruggevano le icone. Conquistò quasi tutto l'Esarcato e arrivò alle porte di Roma. Lì, però, il Papa lo fermò. Liutprando, devoto com'era, non osò attaccare la Città Eterna. Nel 728 donò il castello di Sutri non all'Imperatore bizantino (legittimo proprietario), ma "ai beatissimi apostoli Pietro e Paolo". Fu l'atto di nascita simbolico del potere temporale dei Papi. Il sogno di unificare l'Italia sotto la corona longobarda sfumò per un soffio.

La caduta del Regno Longobardo: lo scontro con il Papa e l'arrivo di Carlo Magno (774)

Perché il regno crollò? Paradossalmente, fu proprio l'ambizione a condannarlo. I successori di Liutprando, Astolfo e poi Desiderio, tentarono di completare l'opera conquistando Ravenna e minacciando Roma. Ma avevano fatto i conti senza l'oste: il Papa.

Sentendosi accerchiato, il Pontefice chiamò in aiuto la nuova superpotenza emergente d'Europa: i Franchi. Re Desiderio provò a giocare d'astuzia con la diplomazia matrimoniale (dando in sposa sua figlia, la famosa Ermengarda, a Carlo Magno), ma quando gli equilibri politici cambiarono, Carlo non esitò. Ripudiò la moglie e scese in Italia.

La difesa longobarda alle "Chiuse" della Val di Susa si sgretolò, minata dalle divisioni interne e dai tradimenti dei duchi che non sopportavano più il potere centrale. Nel 774, Carlo Magno conquistò Pavia. Desiderio fu deportato in Francia, suo figlio Adelchi fuggì a Costantinopoli.

L'eredità longobarda in Italia: lingua, cultura e Ducato di Benevento

Il regno era finito, Carlo Magno si incoronò Rex Francorum et Langobardorum, ma i Longobardi non sparirono. Erano ormai fusi con la popolazione locale.

Non se ne andarono come erano arrivati. Rimasero lì, trasformandosi nei nobili, nei proprietari terrieri e nel ceto dirigente dell'Italia medievale. Il Ducato di Benevento, a sud, rimase addirittura indipendente per secoli, custode della memoria di un popolo che, partito dalle fredde pianure della Pannonia, aveva finito per diventare italiano a tutti gli effetti.

La loro eredità non è solo nei libri di storia, ma nella lingua che parliamo (parole come guerra, ricco, stalla, balcone sono longobarde) e nel nome stesso di una delle nostre regioni più importanti: la Lombardia.

Cronologia Essenziale dei Longobardi in Italia: Date e Eventi Chiave

Anno/Periodo Evento Principale Protagonisti
568 Invasione longobarda dell'Italia (Friuli e Nord Italia) Re Alboino
572 Conquista di Pavia (capitale) e morte di Alboino Alboino, Rosmunda
574 - 584 Anarchia dei Duchi: periodo senza re I 35 Duchi
584 Elezione di Autari e nascita dello Stato (Fisco Regio) Re Autari, Teodolinda
643 Promulgazione dell'Editto di Rotari Re Rotari
712 - 744 Apogeo del regno e massima espansione territoriale Re Liutprando
728 Donazione di Sutri: inizio del Potere Temporale dei Papi Liutprando, Papa Gregorio II
751 Conquista di Ravenna (massima pressione sul Papa) Re Astolfo
774 Caduta di Pavia e fine del Regno Longobardo Carlo Magno, Desiderio

Bibliografia

Copertina Titolo del Libro Link Affiliati
Copertina di Introduzione alla storia medievale
Introduzione alla storia medievale

Giuseppe Albertoni, Simone Maria Collavini, Tiziana Lazzari


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Matteo Galavotti

Studente di Storia

Ciao, sono al secondo anno di storia all'università e scrivo articoli man mano che studio per gli esami. Mi piace programmare siti web dunque eccomi qua.

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