1772: Prima Spartizione (Russia, Prussia, Austria)
1793: Seconda Spartizione (Russia, Prussia)
1795: Terza Spartizione (Russia, Prussia, Austria)
Le 3 Spartizioni della Polonia (1772-1795) rappresentano un drammatico processo storico che culminò con la cancellazione della Repubblica delle Due Nazioni dalla mappa europea. Questo riassunto analizza le cause strutturali della sua debolezza (in primis, il potere paralizzante della nobiltà e il liberum veto) e come le potenze confinanti – la Russia di Caterina II, la Prussia di Federico II e l'Austria – agirono in tre atti distinti. Il processo fu interrotto solo dal breve ma fondamentale tentativo di riforma con la Costituzione del 3 maggio 1791 e terminò con l'abdicazione del re Stanislao Augusto Poniatowski, lasciando il popolo polacco senza Stato fino al 1918.
Pubblicato: 03/12/2025
Ultima modifica: 05/12/2025
Quando oggi guardiamo la cartina dell'Europa, vediamo la Polonia come una repubblica parlamentare indipendente, lì al suo posto. Ma c'è stato un tempo, nel cuore del XVIII secolo, in cui questo Stato ha subito un trauma senza precedenti: parliamo delle tre principali spartizioni della Polonia.
Un processo brutale, deciso a tavolino dalle potenze confinanti, che ha modificato radicalmente la storia e la cultura di quel popolo.
Non è stato un evento improvviso, badate bene, ma un'operazione chirurgica in tre atti precisi: la prima spartizione avvenne nel 1772, la seconda nel 1793 e la terza, quella definitiva, nel 1795.
In questo secolo "illuminato", tre sovrani che si vantavano di essere moderni e civili decisero di fare a pezzi un altro Stato cristiano, antico e glorioso, fino a farlo sparire completamente dalla carta geografica. Ma come siamo arrivati a questo punto? È stata la cronaca di una morte annunciata, il risultato di un sistema politico che si era inceppato in modo tragico.
Per capire perché la Polonia fosse così vulnerabile alle spartizioni, dobbiamo guardare a come funzionava. Era uno Stato enorme, la Repubblica delle Due Nazioni, che univa il Regno di Polonia e il Granducato di Lituania. Ma aveva un problema strutturale gigantesco: il potere era tutto nelle mani della nobiltà, la szlachta.
Questi nobili avevano un privilegio che a noi oggi sembra follia pura: il liberum veto. Bastava che un solo deputato al parlamento, il Sejm, si alzasse e dicesse "non permetto!", e qualsiasi legge veniva bloccata. Tutto fermo. Paralisi totale. Pensate che tra il 1736 e il 1763, sotto il regno di Augusto III, non si riuscì a far passare una singola legge importante. Il parlamento era, di fatto, inutile.
E i vicini? Ah, i vicini non aspettavano altro. La Russia, la Prussia e l'Austria guardavano a questa "anarchia polacca" con l'acquolina in bocca. Già nel 1732, con il trattato delle "tre aquile nere", avevano deciso che la Polonia doveva restare debole, un terreno di caccia per i loro interessi.
La situazione precipita quando sul trono di Varsavia sale Stanislao Augusto Poniatowski, eletto il 6-7 settembre 1764. Era un uomo colto, un amante di Caterina II di Russia, ma aveva un difetto imperdonabile agli occhi dei russi: voleva riformare lo Stato. Voleva togliere quel liberum veto che teneva il paese in ostaggio.
Caterina non la prese bene. Mandò le truppe. I nobili conservatori (ostili alla Russia e alle riforme) reagirono formando la Confederazione di Bar il 29 febbraio 1768, scatenando una guerra civile. E qui entra in gioco il genio cinico di Federico II di Prussia. Lui voleva collegare i suoi possedimenti, la Pomerania e la Prussia Orientale, e in mezzo c'era proprio la Polonia.
Così, con una freddezza chirurgica, convinse la Russia e l'Austria che la soluzione migliore per evitare una guerra generale fosse... accontentare tutti mangiando un pezzo di Polonia. Il 5 agosto 1772 venne firmato il patto della prima spartizione.
È famosa la frase di Federico II sull'imperatrice Maria Teresa d'Austria: "Piange, ma prende".
Ed è andata proprio così. La Polonia perse circa un terzo della sua popolazione e un quarto del territorio. La Prussia ottenne la continuità territoriale che sognava da secoli, la Russia si prese la Bielorussia e l'Austria si annetté la Galizia.
Ma i polacchi, a questo punto, ebbero uno scatto d'orgoglio. Non volevano morire. Negli anni successivi, approfittando del fatto che la Russia era impegnata in guerra contro i Turchi (1787-1792), cercarono di cambiare le cose.
Si riunì il "Grande Sejm", che lavorò per quattro anni, dal 1788 al 1792. E cosa partorirono? Una cosa straordinaria: la Costituzione del 3 maggio 1791. Fu la prima costituzione moderna in Europa, la seconda al mondo dopo quella americana.
Aboliva il liberum veto, introduceva la monarchia ereditaria e dava diritti ai borghesi. Era un documento bellissimo, intriso di ideali illuministi. E proprio per questo, per i sovrani assoluti che circondavano la Polonia, era intollerabile. Caterina II la definì un "guazzabuglio di idee giacobine". Non poteva permettere che il contagio della Rivoluzione Francese arrivasse alle sue porte.
La reazione fu spietata. I nobili polacchi traditori formarono la Confederazione di Targowica nel 1792 e chiesero aiuto alla Russia. L'esercito polacco fu sconfitto. Il re di Prussia, Federico Guglielmo II, che aveva firmato un'alleanza con la Polonia il 29 marzo 1790, la tradì senza pensarci due volte appena vide l'opportunità di prendere Danzica e Toruń.
Il 23 gennaio 1793 ci fu la seconda spartizione. Russia e Prussia si presero un altro boccone enorme (ben 300.000 km²), lasciando alla Polonia solo un moncherino di Stato. L'Austria, questa volta, rimase a guardare, esclusa dal banchetto.
Ormai era la situazione era disperata. Nel 1794, scoppiò un'insurrezione popolare guidata da Tadeusz Kościuszko, un eroe che aveva combattuto anche per l'indipendenza americana. I contadini e i borghesi presero le armi, ma contro gli eserciti di due imperi non c'era speranza. Kościuszko fu catturato ferito il 10 ottobre 1794.
Il sipario cala definitivamente nel 1795. Il 3 gennaio Russia e Austria si accordano per la terza spartizione finale, e la Prussia si unisce il 24 ottobre. Il re Stanislao Augusto abdica il 25 novembre 1795.
La Polonia, semplicemente, cessa di esistere. Non la troverete più sulle mappe fino al 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale. Per 123 anni, i polacchi sono stati un popolo senza Stato, costretti a vivere sotto leggi tedesche, russe o austriache, sognando una libertà che sembrava impossibile, cantando quel "La Polonia non è ancora perduta" scritto nel 1797 che oggi è il loro inno nazionale.
| Data | Evento |
|---|---|
| 1732 | Trattato delle "tre aquile nere" (preludio alle ingerenze). |
| 1764 | Elezione di Stanislao Augusto Poniatowski. |
| 1768 | Confederazione di Bar (inizio della guerra civile). |
| 1772 (5 ago) | Prima Spartizione della Polonia. |
| 1788-1792 | "Grande Sejm" per le riforme. |
| 1791 (3 mag) | Adozione della Costituzione del 3 Maggio. |
| 1792 | Confederazione di Targowica e invasione russa. |
| 1793 (23 gen) | Seconda Spartizione della Polonia (Russia e Prussia). |
| 1794 | Insurrezione di Tadeusz Kościuszko. |
| 1794 (10 ott) | Cattura di Kościuszko. |
| 1795 (3 gen) | Accordo per la terza spartizione tra Russia e Austria. |
| 1795 (24 ott) | La Prussia aderisce all'accordo di spartizione. |
| 1795 (25 nov) | Abdicazione di Stanislao Augusto Poniatowski; fine dello Stato polacco. |
| 1918 | La Polonia torna indipendente. |
Studente di Storia
Ciao, sono al secondo anno di storia all'università e scrivo articoli man mano che studio per gli esami. Mi piace programmare siti web dunque eccomi qua.
Articolo pubblicato il 03/12/2025
Ultimo aggiornamento il 05/12/2025